06/03/11

La settimana MACRO di Gavyn Davies - petrolio e debiti


Dal Blog di Gavyn Davies del Financial Times, un'analisi degli avvenimenti macro della settimana....molto ottimista sul petrolio e sull'inflazione, mentre comincia a gettare il seme del dubbio sul debitone USA


Veronica Ventura, giovane amica del blog, gentilmente ci ha offerto la sua traduzione. 
Grazie Veronica!

Questa settimana gli sconvolgimenti politici in Medio Oriente si sono estesi alla Libia, e hanno colpito per la prima volta duramente il mercato petrolifero.
Il prezzo del petrolio ha velocemente superato del 50% la media di quest'estate, e se questa tendenza dovesse mantenersi, si verificherebbe probabilmente una crisi petrolifera. Finora il mercato azionario globale ha subito solo un piccolo contraccolpo, e quello obbligazionario ha recuperato in modo marcato.

Inoltre, il Congresso degli Stati Uniti fatica a trovare un accordo sull'aumento del tetto massimo del debito pubblico.
Uno stallo permanente di questa proposta nel Congresso sembra essere soltanto un'ipotesi remota, ma se dovesse accadere, rappresenterebbe un evento catastrofico per l'economia mondiale.
Questa settimana è stata dominata dai seguenti interrogativi:


1.Quanto aumenterà il prezzo del petrolio?

A breve termine, le curve di domanda e di offerta del petrolio sono entrambe anelastiche, il che significa che ci possono essere grandi variazioni dei prezzi quando le due curve si spostano anche di poco.
In generale, l'econometria suggerisce che i cambiamenti del prezzo del petrolio sono principalmente dominati da spostamenti della curva di domanda (guidati dall'economia globale), piuttosto che da cambiamenti nella curva dell'offerta (si veda in proposito il recente studio del FMI).


In ogni caso, lo sconvolgimento nella produzione libica avvenuto questa settimana è stato, chiaramente, un' eccezione alla regola. Si è trattato di un vero e proprio shock da offerta.
Inizialmente,l a crisi ha gonfiato il prezzo del Brent fino ad arrivare a quasi $120 al barile finendo poi per placarsi quando l'Arabia Saudita ha annunciato di essere disposta ad aumentare la propria produzione per compensare il deficit, e analogamente la IEA ha comunicato di essere disposta ad esaurire le proprie scorte di petrolio per colmare l'irreperibilità di greggio causata dalla crisi libica.


2.Qual'è l'effetto di un aumento del prezzo del petrolio sulla crescita del PIL Globale?

Sebbene un alto e duraturo aumento del prezzo del petrolio non sembri probabile, il suo impatto sull'attività economica mondiale sarebbe effettivamente molto forte se si verificasse.
Secondo la mia previsione, un aumento di $20 dollari al barile, se mantenuto per un paio d'anni, ridurrebbe la domanda aggregata dell'economia globale dell' 1%.
Questa valutazione richiama ad ad altre stime (come, ad esempio, quella di Goldman Sachs), le quali mostrano che il tasso di crescita annuale negli Stati Uniti calerebbe dello 0.4% ogni due anni.
In ogni modo, altre stime ancora (per esempio quelle di J.P.Morgan), sostengono che la maggior parte dell' aumento del prezzo del petrolio dovrebbe essere assorbito dal mercato, in modo da non causare un aumento generale dei prezzi dei beni finali.


3. Come reagirà il mercato azionario al rincaro petrolifero?

Finora, i mercati si stanno comportando come se la crisi petrolifera fosse temporanea.
La curva forward1 del petrolio WTI (West Texas Intermediate) mostra una crescita di almeno $12 per barile nei prossimi mesi, per poi rientrare e attestarsi esattamente dove era prima per almeno 2 anni.
Implicitamente si presuppone quindi che la carenza di approvvigionamento nell'immediato non sarà troppo grave, e che un graduale processo di contrazione del mercato, guidato da una crescita economica globale, manterrà successivamente il prezzo del petrolio intorno ai $100 al barile.
Quindi, le borse globali saranno in grado di assorbire lo shock provocato dalla crisi.
Come mostra il primo grafico qui sotto, 
le Borse “hanno sofferto” per metà settimana, ma si sono riprese quando i mercati hanno inteso la crisi petrolifera come temporanea.
Anche se i prezzi crescenti delle materie prime non aiuteranno ad aumentare i margini di profitto, è probabile che il divario tra prezzi finali di vendita e costo del lavoro si amplierà in questa fase del ciclo economico.
Questo dovrebbe permettere che nell'insieme i margini rimangano protetti dalla crescita del prezzo del petrolio.


4. Che cosa succederà ai bonds?

L'impatto del rincaro del petrolio sui rendimenti delle obbligazioni è molto più complesso da valutare.
Finora, come dimostra il secondo grafico,
bonds il valore delle obbligazioni è crollato appena il prezzo del petrolio ha iniziato ad aumentare.
Tralasciando il normale “flight to quality”, che normalmente si verifica quando un investimento a rischio tende al ribasso, i mercati sembrano ritenere che il rialzo dell' inflazione "headline" (aumento dei prezzi delle materie prime, ndt) sarà temporaneo, senza creare alcun impatto sull'inflazione "core" complessiva.
Per questo, si presume che le banche centrali (in particolare la Fed) non adotteranno politiche restrittive.
Ma su questo punto non sono convinto.
Il livello corrente del prezzo del petrolio farà aumentare l'inflazione headline ad oltre il 3% negli USA entro la metà dell'anno, proprio mentre la FOMC starà decidendo se prorogare o meno il QE2.
Questo potrebbe risultare insopportabile per alcuni “falchi” del Comitato.
Inoltre, dato il continuo rafforzamento dell'economia europea mostrato questa settimana dai dati PMI (
Purchasing Managers Index, ndt), una prima stretta potrebbe arrivare dalla BCE a metà di quest'anno (o anche prima). E questo potrebbe cacciar fuori i bonds dal loro stato di torpore.

5.Gli USA andranno in bancarotta?
 
Ok, sto facendo il drammatico solo per il gusto di rovinare questa domenica mattina.
Ma la mia impressione è che gli investitori al di fuori degli Stati Uniti non abbiano prestato abbastanza attenzione alla possibilità che le indecisioni politiche di Washington potrebbero portare (nei prossimi mesi) ad interruzioni nella spesa pubblica e\o ad avere problemi con una ristrutturazione del debito pubblico americano.
Non ci sono molte probabilità che succeda, ma se dovesse infine accadere avrebbe degli effetti molto negativi sul mercato dei bonds.

Vi sono due ostacoli che bloccano il Congresso. Innanzitutto, il Governo sta operando sulla base di una delibera temporanea che scadrà il 4 Marzo. Se questa non verrà prorogata, alcuni servizi governativi non essenziali potranno dover essere eliminati da allora in poi.
Inoltre, il tetto del debito pubblico rischia di essere sfondato prima della metà di quest'anno.
Se il tetto massimo non verrà aumentato dall'attuale ed “insignificante” cifra di $14.294 miliardi, gli effetti sull'economia e sul mercato azionario potrebbero essere decisamente gravi.


Non è molto probabile, certo, ma quando si ha a che fare con i politici, non si sa mai.

1La curva forward illustra quanto costebbe oggi “prenotare” un barile di petrolio che andremo a ritirare tra un “tot” di anni. ndt






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