11/03/11

Una No-fly Zone in Libia Potrebbe Essere un Boomerang

Da Stratfor una spiegazione di come opera una no-fly-zone e dei rischi che presenta - soprattutto per i civili che si pretenderebbe di voler salvare...come al solito!

di George Friedman - 8 Marzo 2011
 Crescono le richieste per una no-fly zone sulla Libia, ma rimane ancora poco chiara la coalizione di potenze disposte a farla valere.
Nella valutazione di tali richieste, è utile ricordare che, in guerra, la legge di Murphy è sempre in agguato. Quello che può andar male, andrà male, in Libia come in Iraq o in Afghanistan.

Complicazioni per gli attacchi aerei
E' stato sottolineato che una no-fly zone non è un'operazione asettica. Per proteggere gli aerei che devono far rispettare la no-fly zone, si deve cominciare dal sopprimere la difesa contraerea nemica. Questo a sua volta pone un problema di intelligence. E precisamente: quali sono le difese contraeree libiche e dove si trovano? E' possibile affermare che la Libia non ha difese efficaci e che una SEAD (soppressione delle difese contraeree nemiche) è quindi inutile. Ma è un'ipotesi che non può essere dimostrata, e metterla alla prova è pericoloso. Allo stesso tempo, la raccolta di informazioni definitive non è così facile come potrebbe sembrare - in particolare perché l'opposizione, ed anche i ladri, sono riusciti a catturare armi pesanti e veicoli corazzati, il che significa che i mezzi di difesa della contraerea sono in movimento e sotto controllo incerto .
Pertanto, una no-fly zone comincerebbe con attacchi aerei sui siti conosciuti della contraerea. Ma probabilmente dovrebbe continuare con pattuglie sostenute da aerei SEAD armati di missili anti-radiazioni pronte ad affrontare rapidamente qualsiasi successiva minaccia che si presenta. Sarebbe necessario mantenere gli aerei in stazione per un lungo periodo di tempo, insieme ad un numero imprecisato di colpi. Non si sa esattamente dove si trovano i radar e i missili, e gli attacchi aerei non sarebbero senza errori. Quando i radar di ricerca e gli speciali radar puntati sugli obiettivi sono accesi, la risposta deve essere istantanea, mentre il radar è radiante (e quindi vulnerabile) e prima che possa impegnarsi. Ciò significa che non ci sarà alcuna possibilità di stabilire se i siti si trovano in zone residenziali o vicino a strutture pubbliche come scuole o ospedali.
I regimi precedenti, sperando di raccogliere il sostegno internazionale, hanno deliberatamente posto i loro sistemi di difesa in prossimità di tali impianti, per far sì che accadesse ciò che i media internazionali avrebbero considerato un'atrocità. Il leader libico Muammar Gheddafi non sembra uno che esiterebbe a causare vittime civili per vantaggio politico. Pertanto, l'imposizione di una no-fly zone potrebbe rapidamente degenerare in una condanna a morte di quegli stessi civili i quali apparentemente si vorrebbero salvare per fini umanitari. In effetti, gli attacchi alle difese antiaeree potrebbero provocare vittime accidentali, trasformando un'azione umanitaria in un'azione dalle pesanti conseguenze sia in termini umanitari che politici.
Attacchi aerei contro operazioni di terra
La questione più importante è ciò che una no-fly zone dovrebbe esattamente ottenere. Certo, metterebbe a terra la forza aerea di Gheddafi, ma non avvicinerebbe la fine dei combattimenti, né eroderebbe gli altri vantaggi sostanziali di Gheddafi. Le sue forze sembrano essere meglio organizzate e addestrate di quelle dei suoi oppositori, che sono politicamente divisi e molto meno organizzati. Non molto tempo fa, Gheddafi è stato dato per spacciato, e invece ha tenuto duro - e ha tenuto duro attraverso l'impiego di forze di combattimento di terra. Ciò che rimane della sua forza aerea è stato utilizzato per attacchi limitati, quindi l'imposizione di una no-fly zone non cambierebbe la situazione militare sul terreno. Anche con una no-fly zone, Gheddafi sarebbe comunque difficile da sconfiggere per i ribelli, e Gheddafi potrebbe ancora sconfiggerli.
L'attrattiva della no-fly zone in Iraq era che forniva l'illusione politica che venissero fatti dei passi avanti, senza creare sostanziali rischi né fare considerevoli danni al controllo del territorio da parte di Saddam Hussein. La no-fly zone è rimasta in vigore per circa 12 anni senza forzare alcun cambiamento nelle politiche di Saddam, figuriamoci un cambiamento di regime. E' probabile che in Libia sia la stessa cosa. La no-fly zone è un'azione a basso rischio con scarse possibilità di cambiare la realtà militare, che però crea l'impressione di un'azione decisiva. Lo fa, come abbiamo già detto, con un lato negativo considerevole, in quanto comporta costi e rischi - tra cui un'alta probabilità di vittime tra i civili - senza nessun reale evidente beneficio o impatto significativo. L'entità del potenziale costo di vittime civili è sconosciuto, ma la sua probabilità, stranamente, non è nelle mani di quelli che hanno istituito la no-fly zone, ma nelle mani di Gheddafi. Aggiungete a questo l'errore umano e altri problemi inerenti alla guerra, e il risultato diventa poco chiaro.
Un'azione più significativa sarebbe l'intervento sul campo, un'invasione della Libia per distruggere la forza militare di Gheddafi e forzare un cambio di regime. Ciò richiederebbe una forza notevole - e l'Iraq ha insegnato che sarebbe necessaria una notevole forza di occupazione per costruire e stabilizzare un nuovo regime di governo in Libia. Diversamente che in Egitto, Gheddafi è il regime, e gli elementi settari che sono stati tenuti sotto controllo sotto il suo regime già stanno venendo alla ribalta. Non si conosce quale sia la capacità del paese di fornire e gestire le funzioni di governo di base. E si deve anche ricordare che Gheddafi chiaramente gode di un sostanziale sostegno. I suoi sostenitori non se ne andranno senza lottare e potrebbero anche scegliere di intraprendere una qualche forma di resistenza post-invasione, come in Iraq. Così, mentre il costo iniziale in termini di vittime potrebbe essere basso, i costi a lungo termine potrebbero essere molto più alti.
Va inoltre ricordato che la stessa comunità internazionale che ha condannato Saddam Hussein come un dittatore brutale, poi abbastanza facilmente ha anche condannato gli Stati Uniti sia per averlo deposto e sia per i passi fatti dopo, nel tentativo di affrontare le insurrezione successive. Non è difficile immaginare una situazione in cui vi sia una estesa resistenza libica alla forza occupante seguita da una condanna internazionale dello sforzo di contro-insurrezione.
Dopo aver rovesciato un regime, è difficile semplicemente andarsene. L'idea che questa sarebbe una invasione veloce, chirurgica e di breve termine è sicuramente uno scenario, ma non è né certo, né lo scenario più probabile. Nello stesso modo, le perdite causate dalla no-fly zone sarebbero sconosciute. La differenza è che mentre una no-fly zone potrebbe essere risolta facilmente, è improbabile che essa possa avere un impatto sulla situazione sul terreno. Un'invasione avrebbe certamente un impatto notevole, ma non sarebbe risolvibile in tempi brevi.
Fermare una guerra civile è vitale se si può fare senza aumentare le perdite al di là di quelle che potrebbero aversi se la guerra seguisse il suo corso. La no-fly zone non porrebbe un termine alla guerra civile. In caso di risorse adeguate, l'opzione invasione potrebbe porre fine alla guerra civile, ma aprirebbe la porta ad un esteso conflitto a bassa intensità.
L'interesse nazionale
E 'difficile percepire l'interesse nazionale degli Stati Uniti in Libia. Gli interessi di alcuni paesi europei, come l'Italia, sono più consistenti, ma non è chiaro se essi sono pronti a sostenerne il peso senza gli Stati Uniti.
Vorremmo sostenere che la guerra come azione umanitaria dovrebbe essere intrapresa solo con la chiara comprensione che alla fine potrebbe causare più sofferenze della guerra civile. Dovrebbe inoltre essere effettuata con la chiara comprensione che gli abitanti potrebbero rivelarsi poco grati, e il resto del mondo potrebbe non applaudire quanto si vorrebbe - e anzi fare in fretta a condannare l'occupante, appena le cose andassero male. Infatti il Consiglio di Opposizione di recente formazione con sede a Bengasi - lo stesso gruppo che dalla Libia orientale sta rivolgendo all'Europa la richiesta di attaccare le forze contraeree di Gheddafi - ha esplicitamente messo in guardia contro qualsiasi intervento militare di truppe sul terreno.
Alla fine, l'uso della forza deve tenere presente l'interesse nazionale. E il risultato storico di interventi umanitari armati è una miscela esplosiva.

2 commenti:

  1. ottima osservazione, è abbastanza chiaro e non ci vuole un genio per capire che un'intervento esterno di qualsiasi specie, porta entrabi i contendenti ad unirsi in un qualche modo per espellere queste "forze di pace"... Penso che nessumo possa essere così pazzo da infilarcisi dentro, se non a parole.
    Se poi lo si vuole per forza farlo, IRAQ docet.

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  2. Purtroppo chi prende certe decisioni opera dal suo punto di vista delle scelte sagge...sagge rispetto ai suoi obiettivi, che non sono quelli umanitari dichiarati, ma altri.
    A noi guardare con sgomento la follia che avanza!

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