10/06/11

Una Generazione Europea Scende nelle Strade

Der Spiegel : giovani che sinora hanno sempre creduto nel conformismo, scoprono la politica nello spazio di una notte...hanno bisogno di proposte di azioni concrete dotate di grande efficacia e non violente! Forza Beato Trader!


di Mathieu von Rohr and Helene Zuber
7 giugno 2011
Per settimane, centinaia di giovani hanno bivaccato nel centro di Madrid, e adesso anche altri in Europa hanno cominciato a seguire il loro esempio. Proteste a Lisbona, Parigi, Atene e altrove dimostrano che la generazione perduta in Europa alla fine ha trovato la sua voce.

Ogni vera e propria rivoluzione a Parigi deve comprendere la presa della Bastiglia. Il che spiega perché 200 giovani manifestanti sono seduti all'ombra degli alberi a Place de la Bastille, in questa sera di giovedi, chiedendosi come fare per metter su una rivoluzione.

Il loro numero era già salito a più di 2.000 dalla domenica precedente, quando avevano occupato l'ingresso al Teatro dell'Opera Bastille e la metà della piazza. Ma poi è arrivata la polizia con gas lacrimogeni e, da allora, ha mantenuto uno stretto controllo su questo luogo simbolico.

I manifestanti stanno cercando di creare un movimento al livello delle proteste a Madrid e Lisbona. Vogliono arrivare a decine di migliaia di giovani in marcia per le strade di Parigi, a chiedere "démocratie réelle", o vera democrazia. Essi credono che ci sia un potenziale per queste proteste su larga scala anche in Francia, con la disoccupazione giovanile a più del 20 per cento, precarie condizioni di lavoro e quello che è sentito come un costante stato di crisi.

"Fino ad ora, i nostri problemi sono stati sempre visti come problemi individuali” dice Julien, uno studente di fisica di 22 anni che si è unito a un gruppo chiamato Actions. "Ci è stato detto che se non riuscivamo a trovare un lavoro, era colpa nostra. Forse ora stiamo vivendo un cambiamento, e si stanno unendo le forze per formare un movimento pan-europeo contro questo sistema."

Un cambiamento fondamentale

Vi è un sentimento che unisce i giovani di tutta Europa, cioè la convinzione che non saranno in grado di raggiungere lo stesso livello di prosperità dei loro genitori. Essi ritengono di non avere futuro. Sono ben istruiti, e tuttavia non trovano alcun posto di lavoro. Questa sensazione ha covato sotto la cenere per anni, colpendo la generazione dei "figli della crisi", cresciuta in un mondo plasmato da crisi economiche e di altro genere, ma che non è mai scesa in piazza per lottare per i propri interessi.

Ma un cambiamento fondamentale sta avvenendo. Il 12 marzo, 200.000 persone hanno sfilato lungo la Avenida de Liberdade, o Viale della Libertà, a Lisbona. E' stata la più grande manifestazione in Portogallo dopo la Rivoluzione dei garofani 1974, una marcia della generazione perduta.

Come al Cairo mesi fa, tutto è iniziato su Facebook - con un appello di Alexandre de Sousa Carvalho e alcuni ex studenti presso l'Università di Coimbra. Hanno chiesto alla Geração à rasca (o "generazione spazzatura"), di unirsi in protesta. "Noi, i disoccupati e i sottopagati, siamo la generazione con la migliore educazione nella storia del paese" hanno scritto. "Stiamo protestando in modo che i responsabili della nostra precaria situazione rapidamente cambino questa realtà insostenibile".

Carvalho, 25 anni, che ha studiato relazioni internazionali, è un giovane educato con la barba e un bracciale di cuoio al polso. Dice che normalmente è una persona paziente. Ma da quando ha scoperto che, pur avendo conseguito un master in lingua inglese, può forse ottenere solo un contratto precario e probabilmente sarà costretto a trovare lavoro in Africa, è stato preso dal furore.

Nessun vantaggio

Il Portogallo è il quarto paese più povero della zona euro. Anche in Grecia, il PIL pro capite è più alto. La disoccupazione è quasi raddoppiata al 12,6 per cento in sei anni; tra i giovani sotto i 25, il tasso di disoccupazione è del 27 per cento. Tra gli occupati, più della metà lavorano in posti di lavoro precari. Molti sono pseudo lavoratori autonomi, guadagnano poco e devono pagare un'aliquota d'imposta fino al 50 per cento. Non ricevono prestazioni di sicurezza sociale.

Carvalho dice che una canzone del gruppo Deolinda ha ispirato la protesta. La canzone ha espresso i loro sentimenti sulla vita: "Faccio parte della generazione che non viene pagata. Ma non mi dà fastidio. Sarò stupido? Le cose stanno andando male, e così rimarranno. Quelli che ottengono un tirocinio sono fortunati. Che mondo stupido è questo, un mondo in cui si va a scuola per diventare schiavi. "

Non avrebbero mai immaginato che tanta gente avrebbe finito col scendere in piazza. Né che sarebbe stato l'inizio di un movimento che avrebbe preso piede anche in altri paesi. Gli organizzatori delle proteste in Spagna e in Francia lo hanno contattato, dice Carvalho. Volevano sapere come portare anarchici, attivisti di destra, trotskisti e cattolici insieme per le strade senza che un solo vetro venisse infranto.

Negli ultimi mesi, il mondo è abituato alle immagini di giovani che occupano strade e piazze. Ha visto queste scene ad Avenue Habib Bourguiba di Tunisi, piazza Tahrir al Cairo e la rotatoria Pearl in Bahrain. Queste sono le immagini della rivoluzione araba, ed ora ci sono scene simili in Europa.

Ma che cosa hanno in comune? I paesi Arabi sono tra i più poveri al mondo. Più della metà della popolazione ha meno di 25. L'Europa, al contrario, è ricca e giovani sono una minoranza nelle società che stanno invecchiando. Nei paesi Arabi, i giovani si battono per i diritti democratici, mentre i giovani europei protestano perché sono preoccupati per il declino.

Immagini dal mondo arabo

In entrambi i casi, i manifestanti sono giovani istruiti che non riescono a trovare lavoro. Essi sono la forza trainante di tutte le rivoluzioni. Anche gli strumenti delle manifestazioni sono simili, con i giovani che utilizzano i social networks per organizzare, senza una leadership centrale. Sembra quasi che la gioventù europea abbia bisogno che le immagini dal mondo arabo si presentino finalmente in casa propria.

Una tendopoli è stata tirata su a Puerta del Sol a Madrid, la piazza più famosa di Spagna, per tre settimane. La piazza è diventata il mondo degli "indignados," gli indignati. I manifestanti hanno iniziato a costruire la tendopoli il 15 maggio, una settimana prima delle elezioni locali e regionali. Circa 100 persone vi hanno trascorso le prime notti, ma poi il consiglio elettorale ha dichiarato il campo illegale – il che ha provocato solo una crescita ancora più veloce del movimento. La domenica delle elezioni, 30.000 persone hanno riempito la piazza e le vie vicine, per protestare contro la crisi economica, i politici incompetenti e la corruzione.

Stanno anche provando la democrazia diretta. I cittadini sono invitati a infilare i loro suggerimenti in scatole di cartone messe in piazza. Ogni sera, un comitato si riunisce per discutere idee politiche a breve termine e altre più orientate al futuro. Due fine settimana fa, i manifestanti hanno tenuto incontri in 120 quartieri della capitale. Ora intendono utilizzare questi incontri per perfezionare le loro idee e hanno deciso solo di incontrarsi a Puerta del Sol, una volta alla settimana.

Giovani apolitici che hanno creduto a lungo che il conformismo fosse la strategia migliore per tirare avanti, sono diventati politici nello spazio di una notte. Questa è forse la conclusione più sorprendente cui si arriva osservando questo movimento. E vale anche per Francia e Portogallo, dove i manifestanti chiedono la partecipazione diretta dei cittadini e stanno raccogliendo firme per proposte di legge volte a migliorare la situazione dei giovani.

'Dovrò andare all'estero'

Patri, una giovane di 18 anni, ha partecipato alle proteste di Madrid quasi fin dall'inizio. Mercoledì scorso, era seduta allo stand della comunicazione con la sua felpa grigia con cappuccio. Aveva la tosse e cerchi scuri sotto gli occhi stanchi. Ciononostante, lei ha ancora voglia di restare. "Oggi stiamo facendo la storia", dice lei. "Un'occasione come questa non si ripresenterà". Patri è una studentessa universitaria di inglese e tedesco al primo anno di studio. Vuole diventare un traduttore. "Ma io dovrò andare all'estero", aggiunge.

Più del 44 per cento dei giovani sotto i 25 non ha un lavoro in Spagna, e quasi uno su tre giovani laureati è disoccupato. Più della metà dei giovani che lavorano sono impiegati con contratti cosiddetti spazzatura, spesso limitati a poche settimane. Anche durante gli anni del boom, i giovani hanno avuto scuole non buone, università costose e un mercato del lavoro debole. Dopo l'esplosione della bolla immobiliare e lo scoppio della crisi tre anni fa, i giovani, ancora una volta, sono quelli che soffrono di più.

In altre parti d'Europa, la situazione tra i giovani non è così disperata come in Spagna, Portogallo o Grecia. Eppure, molti possono identificarsi con la loro frustrazione - e le proteste stanno gradualmente raggiungendo altre città europee. I giovani, anche se solo poche centinaia, sono scesi sulle strade di Amburgo, Vienna e Roma.

Presa della Bastiglia

Ironia della sorte, un 93enne francese ha fornito il modello per le proteste dei giovani. "Indignez-vous!" o "Siate indignati!" è il pamphlet polemico che l'ex combattente della resistenza francese Stéphane Hessel ha pubblicato lo scorso anno. Gli spagnoli "indignados" e i francese "indignés" hanno preso il loro nome dal titolo di Hessel.

Anche se non è stato Hessel in sé a istituire il movimento pan-europeo, egli ha domandato qualcosa che è tornato ad essere di moda dopo anni di apatia: il coinvolgimento dei cittadini. Il suo appello è abbastanza vago e grave da raccogliere l'approvazione in molti campi europei. Egli sostiene l'azione nonviolenta in un mondo in cui vi è un divario sempre più ampio tra ricchi e poveri.

Anche se gli indignées in Francia non sono ancora così numerosi come i manifestanti di Lisbona, Madrid o Atene, sono ben organizzati. A Parigi, si siedono nella fascia mediana di un viale e formulano comunicati e piani di attacco, ma lo fanno in un modo molto civile. Quando uno di loro parla, gli altri indicano approvazione o disapprovazione con segni delle mani. Sembra una classe in una università.

Seduto a pochi passi da loro vi è un gruppo di giovani arabi della periferia di Parigi, la banlieue, dove la disoccupazione è la più elevata e dove le auto sono ancora incendiate. Essi guardano perplessi a questo incontro strano, e, occasionalmente, uno di loro lancia un insulto agli indignées. Ma gli attivisti sono miti e ben educati, e nessuno reagisce. Vogliono rimanere pacifici, anche quando prendono la Bastiglia.

4 commenti:

  1. Il 15 ottobre 2011, spero che tutto questo rimbomberà come la più grande protesta dell'Umanità, per un "cambiamento mondiale".
    E' l'appuntamento che hanno dato gli indignados per realizzare questo "evento globale".
    Ogni Paese ha i suoi Indignados, e le proprie richieste (che forse non sono così diverse tra loro), ma la data del 15 ottobre spero sia una nuova nota da aggiungere alla storia del mondo.

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  2. Carmen, se polemizzo non è certo verso di te e nemmeno verso l'autore del titolo.
    Io polemizzo con i genitori di questi giovani che non aprono gli occhi ai propri figli e li lasciano lì...tre settimane in una tendopoli???
    Dal 15 maggio che bivaccano?
    Sempre a scegliere la via più facile, quella delle discese nelle piazze, e la più comoda: che si fa in piazza? assolutamente nulla, ci si riposa.
    Qualcuno dovrebbe spiegare ai giovani che la laurea è giusto che la prendano perchè la cultura, soprattutto in questo mondo sempre più complicato, diventerà sempre più indispensabile.
    Ma poi bisognerebbe spiegare loro che va appesa al muro, a meno che uno non sia particolarmente dotato e meritevole.
    Purtroppo, emergere in questo mondo con una laurea sta diventando molto più difficile che emergere come artigiano.
    Prima si aprono gli occhi a questi poveri giovani che, generazione dopo generazione, vengono sempre strumentalizzati, meglio è.
    Ma o lo fanno i genitori o certo dall'opinione pubblica troveranno solo consensi a queste manifestazioni.
    Qualcuno mi spiega CHI dovrebbe dare il lavoro a questi giovani in questo momento storico?
    Claudia.

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  3. Carmen, oltre ai genitori un messaggio importante potrebbe venire anche dalla scuola!
    Tu insegni, ma alle serali; pensa se gli insegnanti diffondessero, oltre al loro sapere, anche il concetto che studiare è ancora indispensabile, ciascuno secondo i propri limiti e le proprie inclinazioni, ma poi pensare che il lavoro che si andrà a fare potrebbe non avere necessariamente attinenza col titolo di studio, dal momento che la carenza di lavoratori manuali è l'unica che permane nel mondo del lavoro.
    Ma un messaggio del genere difficilmente potrebbe uscire dal mondo della scuola, visto che a scuola è il primo ambiente, al di fuori della famiglia, dove nasce e si consolida nei giovani il pensiero unico, purtroppo.
    Claudia

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  4. Cara Claudia, apparentemente hai ragione, bisogna che i giovani si rendano conto delle condizioni del mondo in cui vivono...se diamo per buono che così è, e che così deve essere.
    Il punto che mi allontana dal tuo pensiero è questo: io penso che le condizioni in cui ci troviamo oggi sono il frutto di scelte fatte nei decenni precedenti, che hanno innescato il problema della perdita di competitività, del debito e della crisi fiscale che oggi ci sta strangolando, noi insieme agli altri paesi periferici.
    Queste non sono faccende oggettive, sono scelte di persone con nomi e volti.
    In quanto tali, potrebbero e dovrebbero essere rimosse, per ridare un futuro ai nostri figli.
    Con questo, non dico che bisogna crescere all'impazzata, è vero questo è un mondo di sprechi, io sono per la decrescita, ma una decrescita intelligenete non fatta di miseria ma di scelte sostenibili.
    E la scuola dovrebbe avere il coraggio di tornare meritocratica, io penso che non tutti devono essere laureati o diplomati, c'è bisogno anche dei mestieri e di gente che lavori la terra, ma questo deve avvenire ridando una dignità concreta a questi lavori - e una formazione professionale degna di questo nome a chi non porta avanti l'istruzione intellettuale.
    Occorrerebbe, e in fretta, studiare le scelte alternative a nostra disposizione, prima che l'irrazionale predomini, con quel che comporta di rabbia e di violenza. Secondo me chi ci ha portato fin qua non aspetta altro che questo.
    Ma questa volta siamo istruiti - e ancora non abbiamo fame. Si dice che le rivoluzioni non si fanno a pancia piena, e meglio così! Perché noi non dobbiamo fare nessuna "rivoluzione" in senso classico, dovremmo evolverci usando l'intelligenza e non la violenza. Ci sarebbero i mezzi per farlo, la conoscenza è più diffusa e diffondibile che mai, è l'ora.

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