01/02/12

Sogna ancora Germania

Voci  dalla Germania ci racconta in Italiano il dibattito Tedesco sull'Eurozona.  Ecco un articolo di Der Spiegel che commenta il FiskalPakt : rigido, e nello stesso tempo non credibile.





Il cancelliere tedesco al vertice UE di Brussel pretende che gli stati europei adottino dure misure di risparmio. La "pedagogia della frusta" della Sig.ra Merkel ignora la realtà. Piu' sono stretti i vincoli, piu' si ha voglia di spezzarli.


La Germania sta vivendo un bel sogno: vietare ai politici dell'eurozona di fare debito pubblico attraverso un trattato. E introdurre in questo modo un un nuovo senso della politica fiscale: frugalità e onestà per l'eternità. Amen.




Al vertice EU che inizia lunedi a Brussel, la Germania ha messo all'ordine del giorno il suo sogno. Dietro il "Fiskalpakt" che gli stati euro e gli altri membri della EU dovrebbero votare su sullecitazione tedesca, non c'è altro che la semplice idea: i politici sono spendaccioni. Fino a quando non si legano loro le mani, cercheranno di attingere alle ricchezze dello stato. Un sospetto fondato, come la crisi del debito ha mostrato in quasi tutti i paesi occidentali.


La Germania discute se il nuovo vincolo, chiamato pacchetto fiscale, si trasformerà in realtà abbastanza rapidamente. Si tratta sui dettagli del trattato. Se solo gli altri partner possono citare gli stati che oltrepassano i limit di deficit, oppure anche la commissione EU. Se il freno all'indebitamento debba essere nella costituzione degli stati EU o se una normale legge è sufficiente. O quanto saranno vincolanti le ammende inflitte dalla Corte europea contro i peccatori colti in fallo.


Questo dibattito politico va oltre la realtà delle cose. L'esperienza insegna:  le restrizioni imposte dai trattati funzionano solamente quando i cittadini e le elite politichie di un paese non si nascondono solo dietro le formule retoriche, ma condividono lo spirito di un trattato . Nessun pacchetto fiscale sarà mai cosi' rigido, da non poter essere violato da un governo deciso a farlo.


E non inganniamo noi stessi: la visione che uno stato al di fuori delle situazioni di emergenza, non dovrebbe spendere piu' di quanto incassa, anche solo temporaneamente,  per stimolare la crescita con un programma di investimenti e di abbassamento delle tasse, è e rimane essenzialmente una visione tedesca.


Anche nella Repubblica federale tedesca questa visione di austerità finanziaria appartiene da pochi anni al mainstream politico. Ancora per il cancelliere Kohl o per il ministro Lafontaine l'indebitamento pubblico era un normale mezzo della politica. E anche in Germania dovrà essere messo alla prova, se il nostro bel nuovo freno all'indebitamento nella legge reale sarà rispettato. 


A causa della crisi del debito il governo federale si trova nella posizione di poter imporre ai suoi partner il "Fiskalpakt". Come corrispettivo per le garanzie e i salvataggi vari la cui credibilità dipende completamente dalla partecipazione tedesca. La posizione tedesca sarà condivisa solo da una minoranza di stati. Alla pedagogia della frusta, come il patto fiscale, appartiene anche l'idea di ritirare al governo greco la sovranità sul bilancio dello stato inviando ad Atene un commissario al risparmo UE.


Ogni accordo politico non condiviso dai contraenti, sarà presto o tardi interrotto. E piu' stretto sarà il rigore imposto dal patto fiscale di Brussels, maggiore sarà la possibilità che i suoi contraenti non lo osservino.
Quanto possano essere rapidi i politici a supare i vincoli, lo può testimoniare la Germania.  Già il precursore del patto fiscale, il patto di stabilità e crescita, prevedeva delle multe per chi sconfinava oltre il livello di deficit consentito. Già nel 2003 l'allora cancelliere Schroeder impedì attraverso una manovra politica un procedimento di infrazione contro la Germania. Ufficialmente il patto di stabilità è ancora valido, dal 2003 lo si prende un po' piu' sul serio.


Anche l'esempio della Banca Centrale Europea, (BCE) mostra quanto poco vincolanti siano i trattati internazionali in caso di necessità. La BCE venne modellata negli anni 90   sull'esempio della Banca centrale tedesca, perché anche allora la Germania premeva per questo. La Banca centrale doveva badare alla stabilità dei prezzi, e tenere lontana l'influenza della politica. Un governo non sarebbe mai dovuto ricorrere alla stampante per poter raccogliere denaro. Quel trattato vale ancora oggi. Ma la BCE si è allontanata dal tabu del finanziamento degli stati nel 2010. Da allora ha infatti cominciato in grande stile a comprare titoli del debito pubblico degli stati indebitati. I due membri tedeschi nel consiglio della Banca centrale, Axel Weber e Juergen Stark, per protesta hanno lasciato poco dopo il loro posto alla BCE. Gli acquisti di titoli del debito vanno avanti anche oggi. 


I trattati sulle banche centrali indipendenti e sulla disciplina fiscale sono una bellissima cosa quando si basano su una volontà politica comune che può essere vincolata attraverso la forma di un trattato internazionale. Tuttavia, quando una parte utilizza la propria posizione di potere per imporre ad altri partner unilateralmente le sue idee, queste saranno troppo rigide e strette e ben presto verranno violate. Al vertice di Brussel la cancelliera Merkel non dovrebbe sprecare il suo capitale politico per far passare a tutti i costi sanzioni automatiche per i paesi che violano il patto. Già ora, questo atteggiamento paradossale ha portato la Germania da un lato ad assumere enormi rischi per salvare la zona euro, e ad essere abbastanza isolata nella cerchia di partner europei. Perfino il ricco Lussemburgo non riesce a comprendere l'insistenza della Merkel per un patto fiscale così rigido.


Non è la coercizione, ma la persuasione è l'unico modo per svezzare definitivamente i governi europei indebitati. La cancelliera ha già le argomentazioni migliori dalla sua parte.  La Repubblica federale ha le proprie finanze in ordine e può mostrare tassi di crescita elevati e bassa disoccupazione. Su questi argomenti Angela Merkel dovrebbe costruire la propria posizione a Brussel.

2 commenti:

  1. L'Italia, con questo "IV Reich" finanziario continentale di stampo prussiano, sarà costretta a trovare 45-50 miliardi all'anno per 20 anni di seguito, tutti destinati all'abbattimento del debito pubblico.
    Sperare in nuovi investimenti produttivi, e misure sociali, a questo punto è pura utopia.
    Non si capisce come con queste "mega-mazzate" annuali, l'Italia possa ritornare a crescere.
    Anzi si avviterà sempre di più nella più tetra depressione economica, come hanno già previsto, Bankitalia, Confindustria e FMI.
    Mio Dio, andiamo incontro ad uno scenario apocalittico, ma lo facciamo con "sobrietà" e "serietà" governativa, e quindi potremo ben consolarci di andare certamente incontro alla devastazione economica e sociale, ma almeno con istituzioni civili serie e sobrie, ma che si sono sottomesse ai Poteri Forti che ci vogliono tanto, ma tanto bene.

    Che Dio ci salvi da tale follia!!!!!

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  2. Il fiscal compact europeo – il più monotono caso di suicidio mai conosciuto nella Storia?

    di James Meadway, Senior Economist - neweconomics.org.


    "...........Altrove il commentatore del Financial Times Wolfang Munchau, che non è certamente un'anima bella keynesiana, ha descritto il trattato come “piuttosto pazzo”. È fin troppo generoso: è totalmente folle, un’imbecillità economica su grande scala continentale. L'austerità sta trascinando l'Europa verso uno stato di perenne stagnazione. La crisi non è stata causata dalla spesa pubblica, ma dal collasso del sistema bancario e dai persistenti squilibri nella bilancia dei pagamenti. E invece tutta la discussione è ancora incentrata, almeno per le élite europee, intorno alla necessità di effettuare tagli via via più aspri.

    La diagnosi è sbagliata, e la prescrizione seriamente pericolosa. Nell’accordarsi volontariamente su ciò, come nel trattato che i 25 hanno firmato, è un suicidio............"

    http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/7632-il-fiscal-compact-europeo--il-piu-monotono-caso-di-suicidio-mai-conosciuto-nella-storia.html

    saluti, Nicola.

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