12/07/12

Una regolamentazione finanziaria più rigida e un settore finanziario più modesto possono incrementare la crescita economica?



Su Next New Deal si parla dello studio di Panizza "Too Much Finance?" :  Gli economisti utilizzano sempre più le statistiche per sfatare la vecchia convinzione che la crescita economica vada di pari passo con un grande settore finanziario. 

Paesi con ampi settori finanziari (i dati sono per l'anno 2006)

Per molto tempo è stato semplicemente dato per scontato che un settore finanziario ampio fosse benefico per la crescita economica. Questa ipotesi ha sostenuto il lungo periodo di deregolamentazione finanziaria che ha avuto inizio negli anni '70. Sempre più spesso, gli economisti utilizzano tecniche statistiche per contestare questo punto di vista. Nell'articolo qui di seguito, Ugo Panizza, l'economista internazionale che lavora per l'UNCTAD, riassume l'analisi da lui svolta per dimostrare che un settore finanziario ampio è associato ad una crescita economica più lenta. Alla fine di questo post sono riportati i links ai papers di Panizza e dei suoi colleghi. - Jeff Madrick, Direttore di Rediscovering Government Initiative



9 luglio, 2012
Ugo Panizza


Il sistema finanziario si comporta come il sistema nervoso centrale delle moderne economie di mercato. Senza un sistema bancario e dei pagamenti funzionante, sarebbe impossibile gestire la complessa rete di rapporti economici che sono necessari per una moderna economia decentralizzata. La finanza facilita lo scambio di beni e servizi, consente di diversificare e gestire i rischi, e migliora l'allocazione del capitale attraverso la produzione di informazioni sulle opportunità di investimento.

Tuttavia, c'è anche un lato oscuro della finanza. Hyman Minsky e Charles Kindleberger hanno sottolineato il rapporto tra finanza e volatilità macroeconomica, e scritto molto sull'instabilità finanziaria e le manie finanziarie. James Tobin suggerì che un settore finanziario di grandi dimensioni può portare ad una cattiva allocazione delle risorse e che "stiamo sprecando sempre di più le nostre risorse, inclusa la crema dei nostri giovani, in attività finanziarie lontane dalla produzione di beni e servizi, in attività che generano alte ricompense private sproporzionate rispetto alla loro produttività sociale ".

Un ampio settore finanziario potrebbe anche fare presa sul processo politico e spingere per politiche che possano portare benefici al settore, ma non alla società in generale. Questo processo di conquista della politica è in parte guidato dai contributi alle campagne elettorali, ma anche dalla capacità del settore di promuovere una visione del mondo in cui ciò che è bene per la finanza è anche un bene per il paese. In un articolo autorevole sul potere della lobby del settore finanziario Statunitense, l'ex capo economista del FMI Simon Johnson ha suggerito che:

L'industra bancaria e assicurativa è diventata uno dei principali finanziatori delle campagne politiche, ma, al culmine della sua influenza, non deve comprare favori così come, ad esempio, possono doverlo fare le compagnie del tabacco o i contractors militari. Al contrario, ha beneficiato del fatto che gli insider di Washington già erano convinti che le grandi istituzioni finanziarie e la libera circolazione dei capitali nei mercati fossero cruciali per la posizione dell'America nel mondo.

L'obiettivo della regolamentazione finanziaria è trovare l'equilibrio ottimale tra i rischi e le opportunità di una finanza crescente. Dopo il crollo di Lehman Brothers, molti osservatori e politici hanno concluso che il processo di deregulation finanziaria iniziato negli anni '80 è andato troppo lontano. E' infatti sorprendente che, dopo 50 anni di relativa stabilità, la deregolamentazione sia stata accompagnata da un'ondata di crisi bancarie, del mercato azionario, e finanziarie. Le richieste di una regolamentazione finanziaria più rigorosa sono state poi seguite dal Dodd-Frank Wall Street Reform Act, dal Consumer Protection Act e da standard di capitale più severi nel quadro normativo internazionale di Basilea III per le banche.

Non sorprendentemente, l'industria finanziaria non è stata contenta di questo inasprimento, a dire il vero piuttosto mite, nella regolamentazione finanziaria. L'Institute of International Finance ha sostenuto che una tale più rigida regolamentazione del capitale avrà un effetto negativo sui profitti delle banche e porterà ad una contrazione dei prestiti, con conseguenze negative sulla futura crescita del PIL.  Lungo le stesse linee, l'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha scritto un editoriale sul Financial Times dal titolo “Regolatori, bisogna rischiare di più, ed intervenire di meno", affermando che la regolamentazione più rigorosa porterà all'accumulo di "risorse inattive che non saranno altrimenti impiegate nella produzione di beni e servizi e invece saranno dedicate a difendersi da 50 o 100 anni di crisi, determinando un'eccesso di protezioni a scapito dei nostri standard di vita ".

L'editoriale di Greenspan è stato seguito da un dibattito sulla questione se le riserve di capitale siano davvero risorse inattive o, come postulato dal teorema di Modigliani-Miller, non abbiano alcun effetto sulle valutazioni delle imprese. A quel che mi risulta, non vi è stata alcuna discussione sul presupposto implicito di Greenspan che i settori finanziari di grandi dimensioni sono sempre positivi per la crescita economica e che una riduzione del totale degli impieghi possa avere un effetto negativo sui futuri livelli di benessere.

In un nuovo Working Paper intitolato "Too Much Finance?" e pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale, Jean Louis Arcand, Enrico Berkes, e io usiamo varie tecniche econometriche per verificare se è vero che limitare la dimensione del settore finanziario abbia un impatto negativo sulla crescita economica. Riportiamo un risultato standard: a livelli intermedi di profondità finanziaria, vi è una relazione positiva tra le dimensioni del sistema finanziario e la crescita economica. Tuttavia, abbiamo anche dimostrato che, ad alti livelli di profondità finanziaria, un settore finanziario più grande è associato a una minore crescita. I nostri risultati mostrano che ci può essere "troppa finanza". Mentre Greenspan ha affermato che meno credito può peggiorare il nostro futuro tenore di vita, i nostri risultati indicano che, nei paesi con settori finanziari molto grandi, le politiche di regolamentazione che riducono le dimensioni del settore finanziario possono avere un effetto positivo sulla crescita economica.

Riferimenti: 

 
Arcand, J.L., Berkes, E., and Panizza U. (2012) “Too Much Finance” IMF Working Paper WP/12/161 http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2012/wp12161.pdf
Greenspan, A. (2011) "Regulators must risk more, and intervene less," Financial Times, July 26, 2011.
Johnson, S. (2009), "The quiet coup," The Atlantic (May 2009).
Kindleberger, C. P. (1978), Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crises, Basic Books, New York.
Minsky, H. P., (1974), "The modeling of financial instability: An introduction," in Modelling and Simulation, Vol. 5, Proceedings of the Fifth Annual Pittsburgh Conference, Instruments Society of America, pp. 267—72.
Tobin, J. (1984), "On the efficiency of the financial system," Lloyds Bank Review 153, 1—15. 

1 commento: