10/09/13

Un Triplo Shock minaccia la ripresa pallida e deforme dell'Europa

Dal Telegraph uno schiaffo al vano compiacersi dei policy makers per i timidi segnali di una ripresa che non può avere successo: la deflazione è un veleno per il debito e la disoccupazione è un veleno per la democrazia.



di Ambrose Evans Pritchard - L'Europa non ha recuperato. Ha cominciato appena a stabilizzarsi, tra disoccupazione di massa e debito tendenzialmente ancora fuori controllo in Italia, Portogallo, Spagna e ancora una volta Grecia.


Il compiacimento di coloro
che dettano le politiche di Eurolandia - non certo delle loro vittime - mozza il fiato.



"L'Europa, a quanto pare , è diventata insensibile alle cattive notizie", dice Simon Tilford del Centre for European Reform. Timidi segnali di vita dopo sei trimestri di contrazione sono considerati una conferma della terapia d'urto, anche se la crisi peggiora in quasi tutti i suoi più importanti aspetti.


"La realtà è che nel 2013 l
'economia in Spagna e in Italia si contrarrà di un ulteriore 2%. La Grecia sta ancora riducendo il suo Pil dal 5% al 7% e il Portogallo dal 3% al 4%. Lungi dall'essere in via di ripresa, la crisi economica in tutto il Sud si sta aggravando. I tassi di interesse reali sono in aumento rispetto a livelli già alti" dice Tilford.



La fine del crolloraggiunta a mala pena - non è sufficiente per invertire la trappola dell'interesse composto in tutto il Club Med, dato che l'onere del debito aumenta più rapidamente del PIL nominale, quanto basta per rendere l'Italia e la Spagna insostenibili all'interno dell'UEM. Tale è l'"effetto denominatore".


Mr Tilford dice
che l'elefante nel salotto è l'aumento dei debiti di Portogallo e Spagna di 15 punti percentuali (pp) in rapporto al PIL nel corso dell'anno passato, di 18pp in Irlanda e di 24pp in Grecia. Il rapporto in Italia è salito di 7pp al 130% del PIL, già in corrispondenza o in prossimità del punto di non ritorno.




Questo è il frutto della "nuda" austerità, condotta senza compensazioni di stimolo monetario. Il rapporto debito/Pil cresce ancora più velocemente. La strategia del cilicio è stata autodistruttiva, anche se le sue stesse condizioni sono state osservate.


La spirale del debito non può essere controllata fino
a che Eurolandia si imbarca in una reflazione in piena regola. Gli stati del Club Med devono ancora tirar fuori un leader di alta levatura, disposto a creare un cartello dei debitori, e contrattare da una posizione di forza. Si lasciano prendere uno a uno.


E' stato fatto un gran chiasso su un leggero calo dei disoccupati registrato in Spagna nel mese di agosto. Ma il dettaglio più importante è che 99.000 persone sono uscite dalla forza lavoro in un solo mese. Alcuni di loro sono venuti in Gran Bretagna. Sappiamo che lo scorso anno 45.530 spagnoli si sono iscritti alla UK National Insurance.


I rifugiati U
EM continuano ad arrivare ogni giorno alla stazione Victoria, dove ha sede il Telegraph. Si mettono in coda davanti a un currency shop qui vicino, noto per le basse commissioni. L'altro giorno tre andalusi sui vent'anni erano in coda davanti a me, e chiacchieravano sul loro futuro. Ciascuno di loro ha cambiato un grosso mazzetto di euro in sterline, per cominciare una nuova vita a Londra.


Bienvenidos. Essi sono
un guadagno per la Gran Bretagna, e una perdita per la Spagna. Non pagheranno più le tasse spagnole contribuiranno al sistema di sicurezza sociale spagnolo, che si avvicina al fallimento via via che il fondo di riserva va esaurendosi ad un ritmo esponenziale. In Aragona il rapporto tra i lavoratori e coloro che ricevono le prestazioni è già sceso a 1:7 .


Non che l'esodo dal Sud Europa
abbia inciso più di tanto nei tassi di disoccupazione giovanile: 62.9% in Grecia, 56.1% in Spagna, 39.5% in Italia, 37.9% a Cipro e 37.4% in Portogallo. E' sicuramente il più grande fallimento della politica dei tempi moderni.




Se pensate che la ripresa dell'Europa stia raggiungendo la "velocità di fuga", dipende da quali dati guardate. Gli ottimisti citano gli indici manifatturieri PMI, saliti di nuovo oltre la linea dei 50 punti, anche se queste sono le stesse previsioni PMI che non hanno dato nessun segnale sui disastri del 2012 .

I dati sulla moneta raccontano una storia diversa. La crescita dell'aggregato monetario più "ampio" M3 è in stallo, nel corso degli ultimi tre mesi è rallentato a un tasso dell'1.5% ( annualizzato), un presagio per un inverno di stagnazione economica. A luglio il credito alle imprese è sceso a un ritmo accelerato dell'1.9%, mentre le banche continuano a fare economia troppo velocemente, costrette da regolatori prociclici troppo zelanti. Se questo è il trampolino di lancio per un nuovo ciclo di crescita, mi mangio il mio cappello monetarista!



Eurolandia è stata colpita da tre shock, nessuno letale, ma grave se combinato insieme con gli altri, che possono colpire anche a scoppio ritardato. L'anno scorso l'euro si è apprezzato del 30% nei confronti dello yen giapponese, del 25% sulla rupia indiana e del 20% sul real brasiliano. E' addirittura salito contro il dollaro USA in ripresa, uno strano stato di cose per il blocco economico a più lenta crescita del mondo.


A peggiorare le cose, gli oneri finanziari sono balzati di 70 punti base in tutta Europa, da
quando
a maggio la Federal Reserve degli Stati Uniti ha cominciato a giocare duro, cosa che può fare la differenza tra la vita e la morte per le piccole imprese in Spagna, Italia e Portogallo, che si aggrappano per tenersi su con le unghie e con i denti.



La BCE non ha fatto molto su questo, oltre a esitare. Ha lasciato che il calo delle importazioni facesse il suo corso, mentre i piani per i prestiti diretti alle piccole imprese del Sud sono morti sul nascere. La BCE di Mario Draghi ha promesso l'anno scorso di fare "tutto il possibile" per salvare l'unione monetaria. Ma in realtà non lo sta facendo.



Il suo masterplan per sostenere Italia e Spagna è stato di evitare nell'immediato una serie di default sovrani, e complimenti a lui per questo, ma non di evitare il loro lento scivolare verso l'insolvenza. Se la BCE puntasse a una crescita di M3 del 5%, o meglio ancora a una crescita del 5% del PIL nominale, questo porterebbe il Club Med al largo degli scogli. Si potrebbe fare facilmente. Si sceglie di non farlo.



Ora l'Europa dovrà affrontare un terzo shock, e forse un quarto se la disfatta dei mercati emergenti continua. Il Brent è aumentato da giugno di 15 dollari al barile, avvicinandosi al punto di flesso dell'economia di circa $ 120, anche prima della pioggia di missili Tomahawk su Damasco. Questo stringe ulteriormente la morsa deflazionistica, drenando la capacità di spesa dell'economia, come una tassa .



Eppure i mistici alla Bundesbank sembrano ancora temere che i picchi del petrolio siano inflazionistici. Hanno in gran parte avuto successo nell'imporre la loro visione sugli anni '70 al Consiglio direttivo della BCE. Nel luglio del 2008 hanno alzato i tassi per contrastare la crisi petrolifera pre-Lehman, anche se mezza Europa era già in recessione, la peggiore gaffe di politica monetaria dalla seconda guerra mondiale. Hanno ripetuto l'errore nel 2011, provocando la ricaduta della crisi in Europa. La terza volta andrà meglio, forse?



Ma anche se la crescita dell'Eurozona effettivamente acquistasse velocità, questo riporterebbe ai giorni in cui la Germania chiedeva un aumento dei tassi per scongiurare il surriscaldamento nella propria economia disallineata. Questo cambierà la forma della crisi, non la risolverà. Il divario del 20% nella competitività del lavoro tra Nord e Sud - il cancro fondamentale del progetto UEM - rimarrà.



E no, nemmeno la voragine delle partite correnti Nord-Sud non si è chiusa in modo significativo. E' stata mascherata dal crollo della domanda interna e degli investimenti nel blocco latino. Il surplus della Germania in realtà è cresciuto del 7% del PIL l'anno scorso. Il disallineamento è così estremo che anche una completa depressione nel Sud non potrà riportare in equilibrio il commercio intra-UEM. Ci si potrebbe chiedere se devono proprio continuare a cercar di tenere insieme la moneta, nonostante l'immensità del compito,.


Come
si sia lasciato crescere questo divario in competitività nei primi 15 anni di questo esperimento UEM, è ormai storia antica. Non importa più se è stato causato dalla compressione dei salari
tedeschi in stile beggar-thy-neighbor, o dalla "scala mobile" dei salari in Italia, o da una marea di capitali esteri a buon mercato in Spagna. Il danno di questa joint venture è ormai fatto. Tutti gli stati UEM ora stanno insieme.

Forzare tutto l'onere dell'aggiustamento sui debitori ripete il peccato capitale del Gold Standard. Non può avere successo perché la deflazione avvelena la dinamica del debito, e la disoccupazione di massa avvelena la democrazia. Si arriva a un punto in cui i leader hanno l'obbligo morale del default.


Tuttavia, alimentare l'inflazione in tutta l'UEM deliberatamente per far ripartire il sud allontanandolo dagli scogli distruggerebbe il consenso politico all'unione monetaria in Germania. Ci vorrebbe uno statista di prim'ordine a Berlino per imporre il sostegno civile a un imperativo del genere. Nessuno statista in vista. Siamo in una situazione di stallo.

3 commenti:

  1. Scala mobile dei salari in Italia? E' stata definitivamente abrogata nel 1992, cosa centra con le divergenze createsi nei primi quindici anni dell'UEM? All'entrata in vigore del trattato di Maastricht il 1° novembre 1993 la scala mobile era già bella che sepolta, abolita dal governo amato il 31 luglio 1992, giusto un paio di settimane dopo che, nottetempo, aveva sfilato il famoso sei per mille alla vedova, all'orfano e all'operaio.
    Ma de che sta a parlà? Ah, già dimenticavo, una bella palata di sterco sull'Italia, anche nella perfida albione, fa sempre folklore e non può mai mancare. Se poi è causata da una lieve imprecisione poco male, non mancheranno certo i piddini che ne approfitteranno per continuare con l'autoflagellazione delle colpe italiche, perché... c'era scritto anche sul Telegraffe.

    E' sempre confortante constatare che la stampa nazionale non ha l'esclusiva delle lievi imprecisioni.
    Sempre grazie per l'immane lavoro di traduzione.

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    1. Ecchettidevodire? C'hai raggione! Qui Pritchard ha proprio toppato, la scala mobile fa parte dei bei ricordi già dal famigerato Patto sul costo del lavoro siglato dalla Triplice Intesa nel '92! Comunque il senso resta, in quanto un differenziale sulla dinamica del costo del lavoro e della crescita dei salari rispetto all'inflazione, tra Italia e Germania, c'era.

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    2. anche io ero rimasto perplesso al passaggio,però se si accantona la storia della scala mobile questo articolo dovrebbe essere preso come bibbia per la risoluzione dei problemi economici in europa

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