23/11/13

L'Humanité: La Commissione europea ammette la fine di un dogma

L'articolo de L'Humanité che ha svelato l'esistenza di uno studio della Commissione europea sugli effetti negativi dell'austerità in tutta l'eurozona: è la fine di un dogma o l'ora d'aria ai condannati per far fronte al "populismo" e al dissenso crescente?


In un documento inedito rivelato da l'Humanité, uno dei principali economisti della Commissione europea misura gli effetti disastrosi dell'austerità nei paesi della zona euro: solo per queste politiche, la Francia avrebbe perso 5 punti di crescita.
Questo è un report di cui la stampa non ha parlato, o quasi. Il suo autore non è comunque il primo venuto: Jan't Veld è un economista conosciuto e rispettato. "Egli è il capo econometrista della Commissione europea. Tutte le politiche economiche attuate dalla Commissione sono stabilite sulla base del suo lavoro" riferisce a L'Humanité uno dei suoi colleghi.

In un documento in inglese di ottobre 2013 con l'intestazione della Commissione di Bruxelles intitolato "Il riequilibrio fiscale e il suo impatto nel centro e nella periferia dell'eurozona”, questo economista ha misurato gli effetti sui paesi interessati dalle misure di austerità attuate in modo coordinato nella zona euro, dal 2011 al 2013, con la benedizione dei commissari di Bruxelles. Crescita, tasso di disoccupazione, investimenti, consumi ... tutto viene esaminato nel dettaglio e viene costruito un modello per isolare l'effetto dell'austerità dagli altri fattori economici. E il risultato è edificante.

1,6 punti di crescita annua perduta dal 2011 al 2013

Secondo i suoi calcoli, l'austerità fiscale avrebbe
fatto perdere alla Francia, nel complesso, il 4,78 % del PIL dal 2011 al 2013. Una media di 1,6 punti di crescita annua in meno. Ma la Francia non è l'unica interessata: la Germania ha perso 3,9 punti percentuali di crescita, l'Italia 4,86, la Spagna 5,39, e la Grecia fino 8.05 punti. Anche l'effetto dell'austerità sul tasso di disoccupazione è davvero impressionante: 1,9 punti in più dal 2011 in Francia e in Spagna, 1,7 in Germania, e fino a 2,7 in Grecia.

Secondo l'economista, questo
si spiega con "l'impatto negativo delle misure specifiche per ciascun paese",  aggravato dagli "effetti negativi delle misure di risanamento negli altri paesi." In breve : quando tutti i paesi dell'area dell'euro applicano allo stesso tempo le stesse politiche restrittive, queste interagiscono tra loro e gli stati ne subiscono reciprocamente le conseguenze.
Per Thomas Coutrot, economista e co-presidente di Attac France, le cifre di Jan't Veld "non hanno nulla di assurdo." "Sono vicine alle nostre stime", dice Catherine Mathieu, economista presso l'Osservatorio economico francese ( OFCE ) di Sciences-Po. La OFCE aveva stimato in circa 7,5 punti percentuali di minor crescita del PIL la perdita cumulata a causa delle misure di austerità tra il 2011 e il 2013. "La cosa interessante - dice Catherine Mathieu - è la rivalutazione dei moltiplicatori (l'impatto stimato della politica fiscale sulla crescita - ndr) di Jan't Veld. Per lui, c'è sicuramente un effetto delle politiche restrittive."

Recupero solo nel 2018
 
Ma l'eredità che lasciano
nel tempo queste misure di austerità colpiscono ancora di più. Jan’t Veld ha valutato anche nel tempo, per gli anni 2014-2018, gli effetti delle politiche di austerità attuate tra il 2011 e il 2013, rappresentando lo scenario (improbabile) in cui gli Stati non attuino più altri giri di vite fiscali. Questo studio dimostra per esempio che la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia non colmeranno sino al 2018 il ritardo nella crescita causato dalle sole misure di austerità intraprese tra il 2011 e il 2013; la Germania otterrà lo stesso risultato un anno prima, come l'Irlanda. Ma "questo ritorno all'equilibrio non si verificherà perché i governi di questi paesi annunciano la prosecuzione delle restrizioni di bilancio " anche dopo il 2013 , avverte Catherine Mathieu.

Sebbene
Jan't Veld ha la premura di indicare che il documento "riflette l'opinione dell'autore e non quella della Commissione" questo non toglie niente. "Non abbiamo mai visto risultati così, prodotti da ambienti vicini alla Commissione" , dice Catherine Mathieu. "Non so se è un'autocritica ", spiega Thomas Coutrot al suo fianco, perché la direzione della commissione a cui è collegato Jan't Veld - Affari economici e finanziari ( ECOFIN ) - è "la più ortodossa" in termini di liberismo.

L'economista di Attac ci vede l'effetto dei "problemi di legittimità politica posti ai governi e alla Commissione " dalla prosecuzione dell'austerità, che la rendono "un po' titubante " anche se "l'ordine del giorno reale dei difensori di queste politiche non è quello di ridurre il deficit, ma di accelerare lo smantellamento delle conquiste sociali" in Europa ... E, se è questo il prezzo da pagare, mira a deprimere le economie dei paesi interessati.
La CGT vuole un dibattito più ampio. Il segretario generale della CGT suggerisce che la riforma fiscale annunciata da Jean-Marc Ayrault sia sviluppata nel contesto di un "confronto di idee" più ampio e non in soli 
incontri "bilaterali" . Thierry 
Lepaon mette in guardia contro «una operazione che cerca di far passare le scadenze delle 
elezioni comunali ed europee."  "Vogliamo degli impegni 
ora", ha insistito, ricordando che aveva chiesto già sei mesi fa “un dibattito nel paese sulla creazione della ricchezza e sulla sua distribuzione."


9 commenti:

  1. OT: ma questo? voi ne sapete niente? sembrerebbe parola di Hans Werner Sinn!

    http://www.huffingtonpost.it/2013/11/22/silvio-berlusconi-volevo-uscire-euro-sinn_n_4322353.html?utm_hp_ref=italy

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    1. Ahemm...ce l'abbiamo avuto nel top dei post più letti per diverso tempo...era un articolo del Telegraph, il solito ben noto Pritchard, che ha destato l'attenzione su quanto scritto in un libro di Bini Smaghi in proposito...

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    2. d'accordo ma quella era parola di Bini Smaghi. se diventa parola di Sinn penso sia un altro paio di maniche. no?

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    3. Beh, che ora anche Sinn lo confermi costituisce certamente un'ulteriore prova dei fatti. Quindi sì, non mi sembra proprio un altro paio di maniche, ma una ciliegina sulla torta..:)

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    4. beh era per dire che Sinn ha un'autorevolezza che Bini Smaghi se la sogna. per cui sentirlo da lui....

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  2. Cito stancamente:

    "Questo studio dimostra per esempio che la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia non colmeranno sino al 2018 il ritardo nella crescita causato dalle sole misure di austerità intraprese tra il 2011 e il 2013; la Germania otterrà lo stesso risultato un anno prima, come l'Irlanda."

    Cito "ferocemente":

    Ma "questo ritorno all'equilibrio non si verificherà perché i governi di questi paesi annunciano la prosecuzione delle restrizioni di bilancio " anche dopo il 2013 , avverte Catherine Mathieu.

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  3. 8 settembre 1943
    repetita juvant: passate anche codesto scritto al ns parlamento, affinché tra legge elettorale e decadenze varie si renda conto che anche il mainstream ormai "apre" a critiche vs il dogma neoliberista

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  4. Toh, dalla Francia (non a caso) riscoprono la prociclicità (sepcie se simultanea) e la "rivalutazione del moltiplicatore"!!!
    Personalmente, nella primavera del 2012 ho avuto la prova diretta, per esplicita ammissione, che alla Commissione il moltiplicatore (tranne che in oscuri stud dove era stimato sempre sotto l'unità), lo ignoravano proprio: ciò che li ha guidati (e tutt'ora li guida a livello ufficiale), è solo la fede incrollabile nel crowding-out e l'idea che il debito pubblico sia capitalizzazione dei futuri tributi imposti per ripagarli.
    Per la "smossa" (per certi risvolti clamorosa) in ambienti italiani (e finalmente!... "tra le righe"):
    http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/ce-lo-chiede-luropa-una-crisi-di.html

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    1. Grazie Quarantotto, straordinario questo intervento del Consigliere, hai proprio ragione, il "Lo Vuole l'Europa" sta generando una crisi di rigetto, a velocità esponenziale, e chissà, non vorrei illudermi ma ho come l'impressione che le privatizzazioni siano la famosa goccia che fa traboccare il vaso...

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